Il viaggio di Ulisse
me
ne stavo tranquillo con il muso fuori dal finestrino e la lingua
penzoloni, a respirare l’aria del mattino. il mio padrone
guidava l’auto e canticchiava il motivetto che la radio
trasmetteva. ero contento e abbaiavo al sole… l’auto si
fermò e io iniziai a scodinzolare e ad agitarmi per la
felicità. sapevo che avrei fatto una bella corsetta per i
campi con il mio padrone. lui mi fece scendere e io me ne stavo
diligentemente seduto ad aspettare ordini. mi mise il guinzaglio e
iniziammo la passeggiata… quasi subito mi legò stretto
stretto a un palo, mi accarezzò e mi disse: “fa il
bravo…”, mi riaccarezzò sul muso e dopo lo vidi
incamminarsi verso l’auto. salito partì velocemente…
io ero legato
bene e me ne stavo lì ad aspettare che tornasse. quel giorno
l’asfalto bolliva dal caldo che faceva… e io cominciavo
a sentirmi male. avevo un solo pensiero in testa: “dev’essere
successo qualcosa al mio padrone…” infatti non si
spiegava il fatto che tardasse così tanto nel venirmi a
prendere. sicuramente a casa mi stavano aspettando… iniziavo
a sentire i crampi allo stomaco per la fame, abbaiai e calò
la sera. l’aria più fresca mi ricompensava un poco, ma
avevo fame…presi a mordere il guinzaglio. lo mordevo.
masticavo. azzannavo. tiravo… ma non si spezzava. allora
iniziai a insistere. mordevo. mordevo. masticavo. tiravo. rimordevo…
ma non si rompeva. molte auto correvano per la strada a pochi metri
da me e nessuno si fermava…avevo fame ed ero preoccupato per
il mio padrone. ricominciai a mordere il guinzaglio con più
insistenza e a forza di mordere lo strappai. corsi avanti e indietro
per qualche decina di metri. il sole stava sorgendo all’orizzonte,
guardai il paletto dov’ero stato legato per un giorno e una
notte, incravattato da un guinzaglio di pelle nera…
“adesso
devo trovare il mio padrone” sicuramente era preoccupato per
me. per alcuni giorni non mi allontanai dal palo, perché il
mio padrone mi aveva legato lì per ricordarsi bene dov’ero.
così stavo là ad aspettare il suo arrivo. per giorni,
settimane, ma non arrivava nessuno… “il mio padrone è
impossibilitato nel venirmi a prendere…” pensai.
presi allora
con coraggio la decisione di andare alla sua ricerca, cosi
m’incamminai nella direzione in cui era andata l’auto
del padrone… a ovest.
camminavo, e
camminavo… annusavo l’asfalto per sentire se c’era
qualche traccia del suo odore… niente. più di qualche
volta rischiai di venir investito. succedeva quando tentavo di
cambiare la mia direzione. di notte vagavo per le campagne. con
l’oscurità era meno rischioso stare nei campi, perché
sulla strada era maggiore il pericolo di venir travolti. infatti
sulla strada si vedevano benissimo i fari delle macchine, ma era
come se nessuno si accorgesse di me…di giorno invece
suonavano il clacson: forse era il loro modo di salutarmi…
Era
notte. “ciao” sentii cinquettarmi. mi girai e vidi un
piccione appollaiato sopra a un ramo. “mi chiamo Argo. stai
cercando qualcuno?” mi disse.
“il mio
padrone. dev’essere in pericolo…” risposi un po’
agitato
“scordatelo
il tuo padrone!” mi battibeccò, e così facendo
si alzò in volo e sparì all’orizzonte.
era da molto
tempo che non parlavo con qualcuno, ma mi sentii triste.
io
dovevo continuare la mia ricerca…
ripresi a camminare nella
notte, avevo fame. iniziai a scavare nel terreno in cerca di
qualcosa.
“basta
fare delle buche sul mio terreno, dopo se la prenderanno con me!!”
sentii dirmi da poco distante.
girai il muso
e gli ringhiai: “chi sei tu?”
“mi
chiamo Ettore e sono la talpa di questo terreno”
colto dal
raptus della fame gli balzai sopra, ma lui fu più lesto di me
e riuscì a scavare una buca in tempo… ero disperato
in preda ai morsi della fame e non avevo niente da mangiare. passò
qualche minuto e Ettore spuntò da un’altra parte del
terreno, aveva con se due grosse patate. “le vuoi?” mi
disse “ma devi promettermi che non cercherai più di
mangiarmi…”
glielo giurai sul mio
onore di cane.
mi diede le due patate e
restammo tutta la notte a parlare.
“come
ti chiami?”
“Ulisse”
risposi
“cerchi
qualcuno?”
“il mio
padrone”
“Scordatelo”
per un po’
fu silenzio…
“da
quanto sei sulla strada?” mi domandò.
“da
diverse settimane…”
meditò
qualche istante e mi disse: “stai attento all’uomo con
il guinzaglio di ferro!”
detto questo
si scavò una buca nel terreno e sparì…
io finii la
mia cena e piombai in un sonno profondo, quella notte sognai…
Ma la mattina
arrivò e il sogno svanì…
ripresi a
camminare lungo la strada. e più camminavo più perdevo
le speranze di ritrovare il mio padrone… io però
dovevo continuare a cercarlo. era questo pensiero a tenermi vivo…
un furgone
inchiodò davanti a me. scese un uomo enorme con un occhio
bendato. e aveva in mano un bastone di ferro. iniziai a ringhiarli
contro…
mi gridò
“sono giorni che ti cerco…” e si fece una grossa
risata.
stranamente
mi posò davanti a me del buon cibo… era da molto che
non vedevo delle prelibatezze così. le sirene del furgone
lampeggiavano di continuo…
“su!
mangia…” mi disse.
io ero titubante. mi
avvicinavo al cibo, per dopo indietreggiare. abbaiavo nervosamente.
“mi
sono rotto” disse e prese con le due mani il bastone e iniziò
a colpirmi con forza…
mi difesi e
gli saltai addosso… lo feci cadere a terra. vedendolo per
terra, mi misi a scappare per i campi, e sentivo l’uomo
gridarmi “qualcuno riuscirà a prenderti!!”
Quell’incontro
mi sconvolse.
io era alla
ricerca di qualcuno e c’era qualcuno che mi stava dando la
caccia…
da quel giorno non smisi di correre
un solo momento e mi sentivo bene…